Adolescenza

L’adolescenza è il periodo in cui viene ricostruita l'identità personale dell’individuo. L’adolescente avverte in modo intenso il primato della vita interiore per cui deve fare i conti con il passato, con il mondo attuale che in genere crea contraddizioni, e con il futuro. 

I mutamenti dello stato fisico e funzionale della persona che caratterizzano l’adolescenza hanno una valenza psicologica importante. In psicologia interessa come vengono vissute e come sono percepite e valutate queste trasformazioni.

Nell’adolescente gli aspetti che maggiormente determinano instabilità sono i cambiamenti del proprio corpo, corpo che si era abituato a vedere in modo stabile, ora invece acquisisce dimensioni e proporzioni diverse. Il modo in cui l’adolescente valuta questi cambimenti può portare ad una valutazione che egli dà di sè stesso influenzando l’autostima.

Uno degli aspetti grande preoccupazione per l’adolescente sono lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari che è fonte di ansia a seguito anche del confronto con il gruppo dei pari.

Sul piano emotivo avviene un notevole cambiamento, l’adolescente inizia ad investire in modo intenso soggetti esterni alla propria cerchia familiare, disinvestendo parzialmente i genitori e impegnandosi in relazioni intime.

Avviene una trasformazione anche sul piano sociale: assumono centralità le relazione esterne alla famiglia e il mondo diventa un mondo sempre più sociale, dove il proprio status e la propria identità vengono costruite in modo autonomo e negoziate con gli altri.

Tutti questi cambiamenti possono destabilizzare l’adolescente e i genitori che chiedono un supporto psicologico. 

L’adolescenza può concludersi con differenti esiti:

  • Esito ottimale: il soggetto vive il processo di crescita, allargando i propri orizzonti sociali, emotivi e cognitivi;
  • Adolescenza ritardata: di fronte alle difficoltà, l’adolescente evita ogni forma di conflitto con gli adulti, persistendo in una posizione di dipendenza, nella convinzione che allontanandosi dalla strada indicata dagli adulti andrebbe incontro al fallimento. Non si cimenta in nuovi compiti, non vive conflitti con i genitori (“adolescenza bianca”), anzi cerca di comportarsi da “bravo bambino” e compiacerli, precludendosi esperienze di crescita e di emancipazione.
  • Adolescenza abbreviata: risiede nell’impossibilità di vivere i conflitti e le esperienze caratteristiche dell’adolescente e nel dover assumere stili di vita precocemente adulti, per far fronte alle difficoltà concrete (es: iniziare subito a lavorare per sostenere la famiglia).
  • Esito dissociale: è caratteristico di adolescenti che non pervengono a una visione realistica, e complessa della realtà, ma ragionano secondo categorie dicotomiche come quelle fanciullesche, mantenendo una rigida scissione tra buoni e cattivi, idealizzando ciò che la società e i genitori disapprovano e opponendosi senza costruirsi alternative costruttive.

Il compito di sviluppo prioritario di questa fase resta tuttavia l’acquisizione di una propria identità; l’adolescente può intraprendere diversi percorsi e possiede diverse possibilità di azione sia sulla base di caratteristiche personali che a livello contestuale; alcuni di questi percorsi possono configurarsi come maggiormente a rischio, considerando anche che l’adolescenza (in quanto fase di esplorazione) può essere il momento in cui attuare per la prima volta comportamenti a rischio. 

Durante l’adolescenza, il rischio può configurarsi come un fenomeno complesso e multidimensionale, che può assumere diverse forme: 

  • rischio internalizzato: espressioni di disagio prevalentemente riguardanti il vissuto individuale, maggiormente frequenti nelle femmine;
  • rischio esternalizzato: dato dall’espressione di difficoltà tramite la rabbia o aggressività, messa in atto di comportamenti rischiosi, maggiormente presente nei maschi. 

Un’ulteriore classificazione riguarda la distinzione tra le categorie di rischio in adolescenza, che tuttavia non si escludono a vicenda: 

- comportamenti problematici (es: uso di droga); 

- comportamenti che compromettono la salute (es: dieta restrittiva); 

- prestazioni di ruolo non adeguate. 

Il denominatore comune alle diverse manifestazioni di rischio, tuttavia, consiste nella presenza di comportamenti che aumentano la probabilità di esiti disadattivi.

Intervento: come psicologo sono specializzato nell’età evolutiva e in particolar modo sull’adolescenza, occorre un intervento strutturato nel sostenere emotivamente l’adolescente nella costruzione della sua identità personale e sessuale. Metto in atto protocolli accreditati scientificamente anche in caso di difficoltà di condotta e comportamentali